Quotidianità

Siamo in una fabbrica abbandonata nella periferia di BlacklightCity. Prendiamo possesso di un drone di ricognizione personale ed attraverso la lente di esso vediamo un uomo: stremato, stordito, a gattoni, che cerca di tirarsi in piedi, sembra sia sotto attacco, si sta controllando le tasche, a quanto pare gli è rimasto solo un caricatore di riserva, questa non ci voleva. La situazione non volge a suo favore, ma non si perde d’animo e con uno slancio si mette al riparo dietro dei cassonetti, ha appoggiato la testa al muro li vicino, credo stia aspettando qualcosa.

Rumore di ghiaia dietro di lui, sembra una persona, no sono due, passo cauto ma pesante, penso siano ben armati, deve coglierli di sorpresa altrimenti questa volta ci lascia davvero le penne. Tutto può decidersi in un attimo, i passi si avvicinano, una goccia di sudore gli scivola sul mento e cade atterra, due colpi ben piazzati uno alla testa e uno al collo, due secondi e poi silenzio, si può sentire solo il sangue scorrere, lo scontro è finito. Ce l’ha fatta! Ora deve solo uscire da qui, un’attimo per riprendere fiato e ora di corsa verso la porta d’uscita della fabbrica. In lontananza vede la luce violacea dell’esterno, si sente sollevato, sicuro, beffardo dei poveracci che lo avevano incontrato, nella sua sicurezza smette di fare attenzione all’ambiente circostante e inizia a chiedersi cosa mangiare per cena, l’indecisione tra Roast Beef e petto d’anatra sembra gli abbia offuscato del tutto la sua mente. Non si è accorto che nel frattempo un aria cupa si era stretta su di lui. In un lampo il portone della fabbrica si è chiuso proprio sotto il suo naso e cogliendolo di sorpresa l’uomo fece un balzo all’indietro. La stanza è piombata nel buio, il suono del portone che si è chiuso così di scatto rimbombò in tutta la stanza e le vibrazioni di esso lo pervadono fino alla punta dei piedi. Passa qualche secondo, non fa in tempo nemmeno a pensare che dietro di lui sente una dozzina di uomini caricare le proprie armi all’unisono, emettendo un suono che lui conosceva fin troppo bene. La stanza improvvisamente si inonda di luce, due grossi riflettori puntano su di lui, è accerchiato, il bagliore è talmente accecante che non riesce a capire ne quanti o chi sono gli uomini nella stanza, non sembra vogliano ucciderlo, è una cosa buona no? Un colpo di tosse, spezza quegli attimi di silenzio imbarazzante, c’è qualcuno davanti a lui ed è un uomo: sulla cinquantina, capelli brizzolati e vestito molto elegante, alle apparenze non sembra essere un tipo minaccioso. L’elegantone si è acceso un sigaro e dopo aver preso una bella boccata si è rivolto a lui: ” Finalmente ci incontriamo, signor Berckindale, Lui mi ha parlato molto di lei”. Neanche il tempo di rispondergli che un colpo secco al collo con il calcio del fucile ha fatto perdere i sensi al nostro caro amico ed attraverso il nostro schermo, vediamo l’uomo elegante estrarre la sua pistola per poi sparare al drone, ponendo fine al nostro spettacolo.

Torniamo un’attimo indietro, chi è il Sig. Berckindale?

Prima che venisse distrutto, abbiamo copiato il database di memoria del suo drone ed abbiamo trovato dei file criptati, nulla che non si possa decifrare ma questo tipo di codificazione non è comune, è di livello militare, strano, vediamo cosa dicono.

John Berckindale nato il 13 giugno del 2855, 35 anni, figlio di David Berckindale e Margaret Johnson. Appena compiuti 18 anni si è arruolò nell’esercito e fu assegnato al primo battaglione di difesa di BlacklightCity, nome in codice:” Lancer”. John non è mai stato un ragazzo molto paziente, anzi sembra cercasse in tutti i modi di procurarsi più grane possibili, cosi da mettersi alla prova e diventar più forte o almeno cosi specificò nei suoi rapporti disciplinari. Di certo questo menare le mani non gli faceva un gran favore con i suoi superiori ma grazie alla sua determinazione, grinta e saper fare, riuscì ad ottenere il grado di capitano e tutto sembrava procedere bene. Il 5 ottobre del 2880 però la situazione sembrò cambiare drasticamente, quando la madre di Berckindale fu vittima di un attacco terroristico nella metropolitana di BlacklightCity.

Nei file vi sono anche i dettagli dell’attentato.

L’attacco fu condotto da una squadra di 5 uomini, ognuno aveva assegnato un treno e il loro compito era semplice, dopo aver preso possesso del treno, dovevano tagliare la corrente alle porte dei vagoni ed infine, armati di esplosivo ad alto potenziale, dovevano lanciarsi in un attacco suicida simultaneo verso la grande stazione centrale di BlacklightCity. Sfortunatamente il piano andò come previsto, i cinque i treni arrivarono simultaneamente alle banchine della stazione e come da copione si fecero esplodere, causando 200 morti e 500 feriti. I media e la polizia attribuirono la colpa al gruppo Nuova Fondazione per la Purificazione, abbreviato con NFP. Ma il gruppo negò tutti i fatti e si dissociò dall’accaduto. Degli attentatori non si sa nulla, i loro resti non furono mai identificati e tutt’ora il caso rimane insoluto.

Berckindale era molto legato alla madre e la sua scomparsa lo scosse nel profondo. Da quel giorno non fu più lo stesso e giurò vendetta contro i mandati dell’attentato. La vita di Berckindale sprofondò nel buio più totale, si diede alla bottiglia, i suoi amici si allontanarono e nulla per lui aveva più senso, solo una cosa sembrava rimbalzargli in testa, la parola vendetta.

Per colpa dei suoi nuovi comportamenti, Berckindale fu costretto al congedo forzato. Per qualche anno divenne un semplice poliziotto per la MetroNext, una ditta privata che si occupa di tutela cittadina, ma in realtà difende solo i propri clienti, come tutte le forze di polizia privata del resto. Il lavoro pagava bene ma per Berckindale il lavoro era fin troppo facile, voleva qualcosa di più eccitante, qualcosa che gli facesse scorrere l’adrenalina e l’eccitazione pura nelle vene, qualcosa che lo facesse sentire vivo. Decise quindi negli anni a seguire di mettersi al servizio di una squadra di mercenari che lavorava fuori i confini di BlacklightCity e si facevano chiamare: “I portatori di morte”. La loro zona di ricognizione era prettamente verso il grande deserto dei rottami, ben lontano dalla vita cittadina.

Un giorno però durante un giro di perlustrazione di una baraccopoli, nel deserto, si accorse di essersi isolato dai suoi commilitoni, e una strana sensazione lo stava pervadendo, cominciò a sentir freddo, non riusciva a muoversi, quando una voce fece improvvisamente eco nei suoi pensieri. Non era una voce qualunque, era metallica e molto distorta, sembrava un loop preregistrato, non capiva cosa volesse dire, ma ad un tratto il suo disco di memoria supplementare, impiantatogli nel cervello dai portatori di morte, si accese e dentro vi si scarico un’ immagine, era una mappa che conduceva nella periferia della città e su questa vi era scritto: ” Qui troverai la risposta che stai cercando, trovalo”. A chi si riferiva con quel trovalo? Qualunque sia questa cosa, deve sapere o conoscere chi c’è dietro l’attentato e senti un bisogno urgente di indagare. Una volta rinsavito, Berckindale tornò dai suoi compagni, disse di non sentirsi bene e svenne. Si risvegliò al suo quartier generale, in infermeria. Il medico gli disse di non non avere idea di cosa abbia causato la sua perdita di conoscenza, gli ha solo raccomandato di cominciare a smetterla con l’alcol, come gli ripeteva ogni volta e gli consigliò inoltre di starsene a riposo per un po’. Una volta annuito Berckindale si avviò verso casa e una volta fattosi la doccia, decise di ignorare completamente il medico e di investigare sulla mappa, dopo essersi vestito prese il suo amato antidolorifico liquido, il whiskey e si diresse dove lo portava la mappa, verso la periferia cittadina.

Il resto della storia purtroppo la conosciamo già, non sappiamo le sorti del povero Berckindale ma speriamo solo di poterlo rivedere al piu presto.

Grazie della lettura miei cari lettori e ricordatevi.

Stay offgrid.

Un’abbraccio.

-Grey

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