– Ehm… salve… si uh… buongiorno ecco… avrei bisogno di un sica…
– Signore le ricordo che questa è una pizzeria rispettabile, se è in vena di scherzi telefonici la devo trasferire al nostro manager.
– Mi scusi… uh… non sò che dire… è la prima volta che…
– Credo che lei voglia ordinare una pizza con quadruplo formaggio giusto?
– Ah! si giusto grazie.
– Perfetto, la vuole bianca o rossa?
– Bianca p…per favore.
– Bianca costa il doppio, ne è a consapevole?
– S-si ecco… va bene…
– Vuole aggiungere qualcosa sulla sua pizza? del Salame o…
– N-no grazie la preferisco solo bianca.
– Ottimo! Dove dobbiamo effettuare la consegna?
– St. Januarius Plaza N° 48 t..terzo piano.
– Perfetto le invio la ricevuta attraverso il suo Biolink™, un attimo prego, e… arrivata. Preferisce pagare adesso con il servizio PagoBiolink™ o in contanti direttamente al fattorino?
– P..Pago ora se non le dispiace.
– Ottimo! Generalmente preferiamo il pagamento in contrassegno, ma comunque va bene lo stesso. Vuole lasciare una mancia? Generalmente con il pagamento Biolink™ consigliamo un 50%.
– S…si va bene accetto.
– Perfetto! Il pagamento è andato a buon fine, al termine della consegna le verrà inviato un questionario per la valutazione del nostro servizio dove 8 sta per insufficiente e 9 per eccellente. Scelga bene. La ringraziamo ancora per il vostro ordine e da tutta la famiglia della Hippo’s pizzeria le auguriamo un buon appetito.
Queste ed altre conversazioni sono all’ordine del giorno qui a B.City, non preoccupatevi però, noi di Offgrid siamo sempre allerta e vi terremo aggiornati. Un saluto e mi raccomando, Stay Offgrid.
La giuria ha concluso, Thomas Coppola, è condannato a morte.
Facciamo un passo indietro, Thomas Barnaby Coppola, Secondo, figlio di un mercante di occhi meccanici, è stato trovato in possesso di ” Aquae fontana naturalis”, il quale costituisce un crimine punibile con la morte qui a B.C.
– Chiunque venga trovato in possesso di prodotti di origine naturale, e non quindi trattati dalle aziende appaltatrici per la purificazione e disinfezione, viene bollato come un criminale, poiché potrebbe minare alla salute pubblica introducendo germi e/o batteri portatori di malattie, il ché sarebbe inaccettabile.
– Ma questo non ha senso! Lo fate solamente perché ormai tutto deve essere affidato ai grandi colossi, una persona non può neanche raccogliere dell’acqua vera per uso personale, dobbiamo comprare, comprare e comprare! Mi fate vomitare.
– Si infatti veramente stomachevole. Comunque se ti interessa, ci è appena arrivata la modalità di morte, te la dico o vuoi essere sorpreso? Sai alla gente piace vedere la faccia pietrificata dei detenuti in punto di morte.
– Fai pure, dimmela, tanto qualunque cosa tu possa fare non cambierà la mia sorte.
– Ti hanno dato, Morte per Verde.
– Morte per verde?
– Si esatto, verrai giustiziato domani.
– Aspetta! Ma che vuol dire morte per verde?
– Ah! Non lo sai? Haha allora non dico altro, voglio vedere la tua espressione di domani sul grande schermo. Addio!
– Aspetta! Per favore dimmelo ti prego!
Il secondino se n’era andato, ora nella cella, vediamo Thomas rannicchiato in un angolo, meditante sul significato della sua sentenza.
La notte non portò consiglio al detenuto, egli la passò li accovacciato, insonne. Il giorno successivo, di primo mattino, ecco un’altra guardia che si avvicina alla cella di Thomas.
– Ci siamo è ora, alzati dai, sembri uno che va al patibolo. Ah già scusa!
La cella si apre, gli altri detenuti si accalcano alle grate, un coro di scherno si erge. Lo canzonano perché oggi era lui il condannato a morte, ignorando così il fatto che prima o poi anche loro avrebbero fatto la sua stessa fine.
– Vi divertite a vedere la sofferenza altrui eh?! Figli di Jorta! Un giorno toccherà anche a voi e voglio vedere chi riderà. Per quanto riguarda voi, guardie, spero che il destino sia il più crudele, pazzi sanguinari che non siete altro.
Le manette magnetiche si staccano dal letto, Thomas si alza per poi essere trascinato in una stanza completamente priva di finestre, tutto era bianco, illuminato da tutte le pareti. Un forte odore chimico lo circonda, sembra disinfettante, ad ogni passo, le scarpe di plastica emettono uno scricchiolio fastidioso. Vengono adesso rimossi i suoi occhiali a visione limitata, nel bagliore vede che solo una sedia di plastica nera faceva da arredo alla stanza. La porta si chiude dietro di lui, che si siede.
Thomas è sopraffatto da qualunque tipo di stimolo fisico, nella stanza un suono elettrico costante lo inquieta, le pareti illuminate lo accecano, il forte odore chimico lo nausea, lasciandogli un sapore aspro in bocca.
Improvvisamente sente uno scatto, seguito da ronzio, una forza lo spinge contro la sedia, come se il suo peso si fosse moltiplicato. Capisce che la stanza in realtà è un’ascensore, che lo avrebbe condotto alla sua ultima stanza da letto. Passa qualche minuto, che per Thomas sembra un’eternità, la stanza ora inizia a perdere colore, le pareti che dapprima erano bianco gelido, ora stanno mano mano diventando sempre più trasparenti, fino a svanire nel nulla. Thomas è in alto, ha vista su tutta la città, ma la sua attenzione volge sulla sua destinazione, la cupola.
Questa struttura enorme si erge al centro della città, Thomas ne aveva sentito parlare nei bassifondi, in molti speculavano sul quale fosse la sua funzione. Alcuni dicevano che a chiunque fosse gettato al suo interno, sarebbero esplosi gli organi, portando ad una morte lenta e straziante. Altri affermavano invece che quella era la tana del leggendario toro rosso, e quindi il giustiziato sarebbe diventato un pasto per esso.
La realtà è ben diversa.
B.C, è una città estremamente inquinata, l’aria è spessa, pesante e molto opaca. Il popolo è abituato a questo tipo di clima e quindi respirano quest’aria senza problemi, i loro occhi sono abituati a vedere il mondo attraverso un occhiale appannato ricoperto di annunci pubblicitari.
Scatti metallici, l’ansia è alle stelle, era giunto il momento dell’esecuzione. La stanza invisibile ora si stava dirigendo orizzontalmente sulla cima della cupola; la bocca famelica della struttura di vetro si apre lentamente e, con grande ammirazione, Thomas vede un raggio trasparente tagliare la coltre spessa di fumo della città. La sedia si stava inclinando, dal basso si sentivano le urla dei cittadini che assistevano allo spettacolo, era un’esecuzione capitale, con migliaia di spettatori. Le persone, mentre con dei gesti mandavano via le pubblicità dai loro volti, lo canzonavano, sparlavano e ridevano brindando alla sua morte. Era la prima volta che vedeva il mondo in quella maniera, senza gli occhiali la visione era molto offuscata, ma poteva vedere il brillio ambrato delle lenti notturne.
La sedia nel cielo si fermò in mezzo alla cupola aperta e sparì.
Thomas cominciò ad acquisire sempre più velocità, stava sprofondando verso il pavimento, il vento, l’odore, il colore lo sopraffanno e perde i sensi.
La cupola comincia a richiudersi, ringraziando per il lauto pasto, dagli alti schermi che da fuori circondano l’esecuzione, viene mostrato Thomas precipitare, l’aria estremamente corrosiva erode pezzi di carne dal suo corpo, il primo piano sulla sua faccia mostra la paura e il dolore di questa esecuzione, che dopo pochi istanti finisce con l’impatto violento sul cemento. Il popolo ulula, gioisce, nessuno però conosceva Thomas, non era un criminale di guerra, eppure tutti esultavano. Qualche istante dopo, si sente una voce provenire dagli altoparlanti della città.
– LO SPETTACOLO E’ FINITO TORNATE ALLE VOSTRE MANSIONI.
Era la voce di Everyone. Poco dopo l’annuncio, una scarica di endorfine artificiali, comandate dalla voce, pilotò tutti a ritornare a lavorare e tutto tornò come sempre.
La cupola si richiude e la coltre di fumo grigio illuminato di viola riavvolge tutto e tutti.
C’è un piccolo particolare, Thomas è vivo. L’aria fresca gli brucia nei polmoni, tossisce, sputa: muco, sangue e saliva. Ad un tratto sente il suo cervello danzare, era euforico, gli occhi si aprono del tutto e per la prima volta nella sua vita egli vide. Il silenzio che lo circondava lo assordava e la totale assenza di fumo gli fece notare tutto ciò che c’era nei dintorni. Questa cella sarebbe stata sua fino alla morte. Per la prima volta nella sua vita, Thomas era libero.
Ci sono però delle domande a cui non abbiamo ancora la risposta, non preoccupatevi, continueremo a seguire questo caso.
Nel frattempo cari lettori, vi ringrazio, e mi raccomando, stay Offgrid.
Orecchie che fischiano, il sapore ferroso del sangue in bocca, le urla, il dolore, le lacrime. Un attacco improvviso e gli uomini erano impreparati, per lo squadrone Lancer 17 di Blacklightcity non c’è stato scampo. Sono stati spazzati via in pochi istanti, un’orda di bestie corazzate li ha attaccati dal sottosuolo, è stata una carneficina.
L’unico ad essersi salvato è stato Yosif, non sapeva neanche lui come, ma è riuscito a scamparla. Si sentiva l’uomo più fortunato della terra. Accanto a lui giacevano i resti dei suoi compagni, era uno spettacolo ripugnante, gole tagliate, braccia mozzate e altre cose che agli occhi di Yosif non sembravano essere possibili. Passò qualche minuto prima che egli potesse riprendere a camminare, tanto era lo shock, tutto questo non te lo insegnano se sei un misero livello 1, devi accettare il tuo destino, fare da esca. Mentre tu vieni maciullato dai mostri, i livelli 2 stanno belli belli ad aspettare che lo scontro sia quasi finito, per poi piombare come sciacalli sui mostri ormai indeboliti.
Il terzo piano della scala sociale di B.City opta per questa strategia al fine di sfoltire i livelli 1, considerati come un ammasso di sanguisughe, poiché mantenuti, seppur malamente, dai soldi dei contribuenti.
Yosif sapeva che ciò non era giusto, nonostante le cassette dell’ISB che loro lo costringono ad ascoltare. Si sente abbastanza intelligente, visto la media dei suoi compagni che a malapena riusciva a prendere in mano la lancia, lui si sentiva una spanna sopra di loro e sapere questo lo rincuorava. Solo che adesso era lì, in piedi, in silenzio, nel mezzo del campo di battaglia, vulnerabile. Tanti pensieri e poche azioni.
All’improvviso un suono profondo, gutturale, un lamento. Yosif si mise alla ricerca della fonte. Dopo una lunga occhiata vide qualcosa muoversi sotto una pila di corpi. Li spostò uno per uno, fino a che, con suo grande stupore, si accorse che il gemito non proveniva da un compagno bensì da un essere Umaha; un nemico.
La creatura era umanoide e si presentava molto robusta, all’incirca più alta di lui quindi più di 1.80m, aveva delle placche che gli proteggevano torace e schiena e delle scaglie affilate spuntavano da ambo le braccia, la faccia era grottesca, la mascella era sproporzionata rispetto al cranio e sporgeva, donando all’essere un’aria minacciosa ma da ebete. Una volta estratto l’essere, Yosif si mise a controllarlo e trovò la causa del dolore, una lancia al plasma gli era finita nello stomaco, trapassandolo; non sapeva che fare, era un nemico, ma non si sentiva di lasciarlo morire così, quindi cercò di comunicare con la bestia, che era semi-cosciente.
-Hey! Parlami! Capisci quello che dico? –
La bestia apri del tutto gli occhi e guardando Yosif in volto scattò in piedi, liberandosi dalla presa leggera che lo sorreggeva e si allontanò di qualche metro, manteneva sempre lo sguardo fisso su Yosif. Sembrava spaventato ma allo stesso tempo iracondo.
-Tranquillo non ti farò del male! Io mi chiamo Yosif e tu?-
La bestia rimase lì a guardarlo, in piedi, stava valutando la situazione, faceva fatica a riflettere, la lancia nello stomaco non era d’aiuto.
-Io A-M-I-C-O disse lentamente Yosif.-
La bestia mutó il suo sguardo, adesso sembrava meno spaventato, però i suoi occhi proiettavano sospetto. Dalla reazione sembrava in grado di capire il linguaggio umano.
-Gronk Youkaka!- Disse l’essere ansimando esausto. Cercando di capire se l’umano potesse capirlo.
Yosif non sapeva cosa volesse dire, quindi allungando le braccia dal basso cominciò ad avvicinarsi cercando in qualche modo di rassicurare l’altro e con lo sguardo di carpire ogni suo movimento.
L’umanoide si era accorto della lancia che Yosif portava a tracolla ed era quasi pronto ad attaccare.
Yosif si fermò percependo guai, estrasse la lancia, premette il pulsante di sgancio e un forte brusio elettrico circondò l’ambiente circostante, il colore blu acceso quasi lo accecava, era uno strumento molto bello da vedere ma micidiale come arma, un essere umano trafitto da essa morirebbe all’istante ma il mostro non era del tutto umano. Yosif strinse la lancia tra le sue mani e si mise in posa da combattimento.
Entrambi i guerrieri si studiavano, l’uno cercando di captare ogni singola contrazione dell’altro.
La bestia decise di andare per primo, fletté le ginocchia, fece un gran respiro, si sporse in avanti e si lanciò con la forza rimanente contro Yosif prendendolo.
Yosif venne scaraventato a qualche metro di distanza sbattendo la testa, la concussione era forte, non riusciva a concentrarsi, gli girava la testa, cosa diamine gli era successo? Qualche battaglia fa si sarebbe rialzato senza neanche un graffio e adesso invece a malapena riesce a reggersi in piedi.
Mentre pensava ciò, si accorse che l’essere sembrava essersi dileguato. Rasserenato da ciò, espirò profondamente e si mise ad imprecare contro se stesso.
Mentre era impegnato nel suo torpiloquio, un rumore simile a quello che aveva sentito prima lo fece tremare.
-Allora non è finita- pensò Yosif, che non del tutto sicuro di se stesso si avvicinava verso la sorgente del rumore. Trovò ancora l’essere stavolta boccheggiante, stramazzato, esausto, aveva usato tutta la sua forza, ma a causa della lancia infilata nello stomaco lo aveva colpito di striscio.
Yosif guardo l’essere, che guardandolo a suo volta chiuse gli occhi, rilassando il volto, sapeva di non poter fare altro, la sua espressione era passata dall’ira alla rassegnazione.
-Ugi Turmanak…- bisbigliò l’essere, forse voleva il colpo di grazia.
Yosif rimase li a guardarlo, incerto sul dafarsi, dopotutto non c’era nessuno a dargli ordini, poteva fare tutto cio che volesse. Rilassò i muscoli, spense la lancia e la lasciò cadere a terra.
L’essere riaprì gli occhi, confuso.
-No, da oggi faccio quello che voglio, sto combattendo una guerra e mi stanno usando come elemento sostituibile, per loro non sono altro che una miserabile pedina sacrificabile. Probabilmente sei nella mia stessa situazione- disse rivolgendosi all’essere.
-Tieni questi- disse Yosif lanciandogli dei kit di stabilizzazione, per fermare l’emorragia. -Cavatela da solo, se c’è un briciolo di intelligenza dentro la tua testa cerca di ricordarti quello che è successo oggi, noi umani non siamo cattivi, o almeno non tutti.-
L’essere rimase stupito, e anche se con quella sua faccia da cavernicolo non faceva intravedere molto, Yosif capì.
Malconcio e zoppicante, Yosif si sentiva rallegrato, aveva fatto una buona azione, non avrà anche quel mostro sulla coscienza. Sapeva di non poter tornare a B.City, lo avrebbero rinchiuso per non si sa quanto tempo, o peggio lo avrebbero donato come soggetto test alla TRP, che sarebbe molto peggio.
Quindi si decise, avrebbe speso il resto della sua vita nel deserto, una vita senza lusso, ma d’altro canto sempre migliore della sua precedente.
Diede un’ultima occhiata all’essere prima di andare, lui era ancora li che lo fissava, Yosif gli sorrise, si incamminò e piano piano la sua figura; la sua vecchia vita scomparve nell’orizzonte.
Non sappiamo cosa n’è stato di Yosif, stiamo installando delle antenne nel deserto, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo, dei predoni continuano a saccheggiare le nostre provviste e non riusciamo a capire da dove provengano, c’è chi dice che siano un gruppo altamente organizzato, in una città completamente schermata dai nostri radar, c’è invece chi dice che siano solo delle tribù di predoni e nulla più, ma voi credereste a queste voci di corridoio?
A presto cari Lettori e nel frattempo ricordate, Stay Offgrid.
Siamo in una fabbrica abbandonata nella periferia di BlacklightCity. Prendiamo possesso di un drone di ricognizione personale ed attraverso la lente di esso vediamo un uomo: stremato, stordito, a gattoni, che cerca di tirarsi in piedi, sembra sia sotto attacco, si sta controllando le tasche, a quanto pare gli è rimasto solo un caricatore di riserva, questa non ci voleva. La situazione non volge a suo favore, ma non si perde d’animo e con uno slancio si mette al riparo dietro dei cassonetti, ha appoggiato la testa al muro li vicino, credo stia aspettando qualcosa.
Rumore di ghiaia dietro di lui, sembra una persona, no sono due, passo cauto ma pesante, penso siano ben armati, deve coglierli di sorpresa altrimenti questa volta ci lascia davvero le penne. Tutto può decidersi in un attimo, i passi si avvicinano, una goccia di sudore gli scivola sul mento e cade atterra, due colpi ben piazzati uno alla testa e uno al collo, due secondi e poi silenzio, si può sentire solo il sangue scorrere, lo scontro è finito. Ce l’ha fatta! Ora deve solo uscire da qui, un’attimo per riprendere fiato e ora di corsa verso la porta d’uscita della fabbrica. In lontananza vede la luce violacea dell’esterno, si sente sollevato, sicuro, beffardo dei poveracci che lo avevano incontrato, nella sua sicurezza smette di fare attenzione all’ambiente circostante e inizia a chiedersi cosa mangiare per cena, l’indecisione tra Roast Beef e petto d’anatra sembra gli abbia offuscato del tutto la sua mente. Non si è accorto che nel frattempo un aria cupa si era stretta su di lui. In un lampo il portone della fabbrica si è chiuso proprio sotto il suo naso e cogliendolo di sorpresa l’uomo fece un balzo all’indietro. La stanza è piombata nel buio, il suono del portone che si è chiuso così di scatto rimbombò in tutta la stanza e le vibrazioni di esso lo pervadono fino alla punta dei piedi. Passa qualche secondo, non fa in tempo nemmeno a pensare che dietro di lui sente una dozzina di uomini caricare le proprie armi all’unisono, emettendo un suono che lui conosceva fin troppo bene. La stanza improvvisamente si inonda di luce, due grossi riflettori puntano su di lui, è accerchiato, il bagliore è talmente accecante che non riesce a capire ne quanti o chi sono gli uomini nella stanza, non sembra vogliano ucciderlo, è una cosa buona no? Un colpo di tosse, spezza quegli attimi di silenzio imbarazzante, c’è qualcuno davanti a lui ed è un uomo: sulla cinquantina, capelli brizzolati e vestito molto elegante, alle apparenze non sembra essere un tipo minaccioso. L’elegantone si è acceso un sigaro e dopo aver preso una bella boccata si è rivolto a lui: ” Finalmente ci incontriamo, signor Berckindale, Lui mi ha parlato molto di lei”. Neanche il tempo di rispondergli che un colpo secco al collo con il calcio del fucile ha fatto perdere i sensi al nostro caro amico ed attraverso il nostro schermo, vediamo l’uomo elegante estrarre la sua pistola per poi sparare al drone, ponendo fine al nostro spettacolo.
Torniamo un’attimo indietro, chi è il Sig. Berckindale?
Prima che venisse distrutto, abbiamo copiato il database di memoria del suo drone ed abbiamo trovato dei file criptati, nulla che non si possa decifrare ma questo tipo di codificazione non è comune, è di livello militare, strano, vediamo cosa dicono.
John Berckindale nato il 13 giugno del 2855, 35 anni, figlio di David Berckindale e Margaret Johnson. Appena compiuti 18 anni si è arruolò nell’esercito e fu assegnato al primo battaglione di difesa di BlacklightCity, nome in codice:” Lancer”. John non è mai stato un ragazzo molto paziente, anzi sembra cercasse in tutti i modi di procurarsi più grane possibili, cosi da mettersi alla prova e diventar più forte o almeno cosi specificò nei suoi rapporti disciplinari. Di certo questo menare le mani non gli faceva un gran favore con i suoi superiori ma grazie alla sua determinazione, grinta e saper fare, riuscì ad ottenere il grado di capitano e tutto sembrava procedere bene. Il 5 ottobre del 2880 però la situazione sembrò cambiare drasticamente, quando la madre di Berckindale fu vittima di un attacco terroristico nella metropolitana di BlacklightCity.
Nei file vi sono anche i dettagli dell’attentato.
L’attacco fu condotto da una squadra di 5 uomini, ognuno aveva assegnato un treno e il loro compito era semplice, dopo aver preso possesso del treno, dovevano tagliare la corrente alle porte dei vagoni ed infine, armati di esplosivo ad alto potenziale, dovevano lanciarsi in un attacco suicida simultaneo verso la grande stazione centrale di BlacklightCity. Sfortunatamente il piano andò come previsto, i cinque i treni arrivarono simultaneamente alle banchine della stazione e come da copione si fecero esplodere, causando 200 morti e 500 feriti. I media e la polizia attribuirono la colpa al gruppo Nuova Fondazione per la Purificazione, abbreviato con NFP. Ma il gruppo negò tutti i fatti e si dissociò dall’accaduto. Degli attentatori non si sa nulla, i loro resti non furono mai identificati e tutt’ora il caso rimane insoluto.
Berckindale era molto legato alla madre e la sua scomparsa lo scosse nel profondo. Da quel giorno non fu più lo stesso e giurò vendetta contro i mandati dell’attentato. La vita di Berckindale sprofondò nel buio più totale, si diede alla bottiglia, i suoi amici si allontanarono e nulla per lui aveva più senso, solo una cosa sembrava rimbalzargli in testa, la parola vendetta.
Per colpa dei suoi nuovi comportamenti, Berckindale fu costretto al congedo forzato. Per qualche anno divenne un semplice poliziotto per la MetroNext, una ditta privata che si occupa di tutela cittadina, ma in realtà difende solo i propri clienti, come tutte le forze di polizia privata del resto. Il lavoro pagava bene ma per Berckindale il lavoro era fin troppo facile, voleva qualcosa di più eccitante, qualcosa che gli facesse scorrere l’adrenalina e l’eccitazione pura nelle vene, qualcosa che lo facesse sentire vivo. Decise quindi negli anni a seguire di mettersi al servizio di una squadra di mercenari che lavorava fuori i confini di BlacklightCity e si facevano chiamare: “I portatori di morte”. La loro zona di ricognizione era prettamente verso il grande deserto dei rottami, ben lontano dalla vita cittadina.
Un giorno però durante un giro di perlustrazione di una baraccopoli, nel deserto, si accorse di essersi isolato dai suoi commilitoni, e una strana sensazione lo stava pervadendo, cominciò a sentir freddo, non riusciva a muoversi, quando una voce fece improvvisamente eco nei suoi pensieri. Non era una voce qualunque, era metallica e molto distorta, sembrava un loop preregistrato, non capiva cosa volesse dire, ma ad un tratto il suo disco di memoria supplementare, impiantatogli nel cervello dai portatori di morte, si accese e dentro vi si scarico un’ immagine, era una mappa che conduceva nella periferia della città e su questa vi era scritto: ” Qui troverai la risposta che stai cercando, trovalo”. A chi si riferiva con quel trovalo? Qualunque sia questa cosa, deve sapere o conoscere chi c’è dietro l’attentato e senti un bisogno urgente di indagare. Una volta rinsavito, Berckindale tornò dai suoi compagni, disse di non sentirsi bene e svenne. Si risvegliò al suo quartier generale, in infermeria. Il medico gli disse di non non avere idea di cosa abbia causato la sua perdita di conoscenza, gli ha solo raccomandato di cominciare a smetterla con l’alcol, come gli ripeteva ogni volta e gli consigliò inoltre di starsene a riposo per un po’. Una volta annuito Berckindale si avviò verso casa e una volta fattosi la doccia, decise di ignorare completamente il medico e di investigare sulla mappa, dopo essersi vestito prese il suo amato antidolorifico liquido, il whiskey e si diresse dove lo portava la mappa, verso la periferia cittadina.
Il resto della storia purtroppo la conosciamo già, non sappiamo le sorti del povero Berckindale ma speriamo solo di poterlo rivedere al piu presto.
Grazie della lettura miei cari lettori e ricordatevi.
La FizzyCola è la bevanda più popolare di BlacklightCity. Non si conoscono esattamente tutti gli ingredienti ma sappiamo che: è altamente zuccherosa, frizzante, ha un colore viola acceso e se esposta alla luce nera diventa fosforescente.
La società: “FizzyCola Company”, fu fondata da Fizzy Anderson nel 2820 che dopo aver preso la laurea con il massimo dei voti in Biochimica e Scienza alimentare all’unviersità di Blacklightcity, si è subito adoperata nel far avverare il suo sogno, quello di creare la bibita migliore di sempre.
Fizzy sin da subito fu ben voluta dalla popolazione, il suo aspetto dolce e rassicurante, i suoi capelli rosso acceso e i suoi occhi innocenti riempivano di felicità i cuori di tutti. Il suo successo superò qualunque più rosea aspettativa. La sua immagine contrastava appieno con l’atmosfera cupa e violacea che si respirava ad ogni angolo di strada. Questo fece di lei la più grande icona che BlacklightCity avesse mai avuto e in un attimo da umile neolaureata livello 2, Fizzy è diventata, scavalcando il livello 3, direttamente il terzo membro dei livelli 4.
Molti provarono ad indagare su come abbia fatto a compiere un impresa così impossibile, ma nessuno si è mai avvicinato a scoprire la verità. Chiunque tentava, spariva improvvisamente, senza lasciare traccia.
Noi di Offgrid sappiamo cos’è realmente accaduto. Fizzy, come molte persone, è ossessionata dal potere e dal controllo, ma la sua intelligenza è stata la sua chiave di volta. I suoi spot, la sua bevanda, il suo modo di apparire al pubblico è tutto studiato da lei nei minimi dettagli. Per battere i suoi rivali, Fizzy ha, per prima cosa, inserito nella bevanda una sostanza da lei scoperta, essa rende dipendente chiunque dopo aver ingerito un totale di 250 ml di bevanda, ovvero 1 una singola lattina. Dopodiché grazie ai suoi spot altamente manipolatori e al costo più competitivo rispetto alla concorrenza, è riuscita a fare il lavaggio del cervello a quasi tutta la popolazione. Uno ad uno anche i più abbienti della popolazione caddero nella sua trappola zuccherosa. Tutto questo l’ha resa estremamente ricca e potente molto velocemente. Grazie alle sue conoscenze nelle alte sfere, infine è riuscita a fare l’impossibile, ovvero, diventare la donna più influente e potente che BlacklightCity avesse mai avuto.
Fizzy è una donna affascinante e misteriosa. Nonostante sia nata più di un secolo fa, il suo aspetto è rimasto congelato nel tempo, fermo esattamente a quando fondò la sua azienda. Nessuno ci fa caso, grazie al suo cocktail aromatizzato al lavaggio mentale, può controllare i pensieri e la volontà di tutti, quindi nessuno sospetta che lei possa invecchiare. Un nostro agente sotto copertura però è riuscito a scoprire qualcosa in merito alla bellezza senza tempo di Fizzy. Subito dopo aver fondato la sua compagnia, lei da sola si mise subito alla ricerca di qualcosa, voci di corridoio indicano che non è uscita dal suo laboratorio per più di due mesi, ma il suo duro lavoro, ha dato alla nascita una strano liquido, il Dermex.
Il Dermex, secondo i fascicoli trovati dal nostro agente, è una sostanza oleosa che se iniettata direttamente endovena, permette un ringiovanimento continuo. Più a lungo ci si sottopone al trattamento più si ringiovanisce, ma il processo sembrerebbe non essere piacevole, delle note scritte a penna sui fogli aggiungono :” il dolore è pari a farsi iniettare acido nelle vene”. Non è chiaro se il Dermex sia stato testato per l’uso a lungo termine, pertanto eventuali effetti collaterali sono ignoti. La sostanza non sembra mai stata resa di dominio pubblico, a quanto pare ne il popolo, i media o il governo ne è a conoscenza. Gli unici a sapere e ad averne accesso sono solamente l’Elite della società, i livelli 4.
Fizzy è una donna molto potente e pericolosa, ma non preoccupatevi, noi di Offgrid la teniamo sotto d’occhio.
Per oggi è tutto miei cari lettori, arrivederci e ricordate…
Sangue, droga e corruzione, queste sono le parole chiave che dovete conoscere se volete trasferirvi a Blacklight City. Nessuno si trasferisce qui per far della villeggiatura, se vieni qui, devi sapere a cosa vai in contro.
In principio questo non era il nome originale, bensì Purity City. Dopo l’enorme aumento del tasso di omicidi del 2789, gli abitanti la incominciarono a chiamare Blacklight City, poichè le luci nere della polizia furono talmente onnipresenti, da diventare parte della cultura e del paesaggio della città. La luce nera inonda costantemente i palazzi di luce, donando loro e al cielo, una sinistra ma al contempo affascinante aura violacea. Dopo qualche anno Purity City cambió ufficialmente nome in Blacklight City.
La città è una Megalopoli, con una popolazione di circa 30 milioni di abitanti, le persone sono suddivise in classi gerarchiche, che variano ufficialmente dal livello 1 al livello 4.
Un livello 1 è una persona di basso rango che vive in un mini appartamento sotto terra poiché vietatogli uscire all’aria aperta. Puó avere solo un un lavoro di bassa rilevanza ed è spesso chiamato in battaglia dall’esercito, dove svolge le mansioni più becere o è semplicemente usato come carne da cannone. I livelli 1 molte volte si offrono volontari alla leva militare pur di sfuggire alla claustrofobia del loro appartamento.
Un livello 2 invece ha un lavoro normalmente pagato, in piccole aziende, può vivere in superficie ma solo al piano terra, viene chiamato dall’esercito solo se necessario e svolge una vita piuttosto “Normale”.
Un livello 3 è una persona a cui è stato concesso il gran privilegio di vivere nei grattaceli, solitamente un grande facoltoso, vi si trovano spesso raccomandati, diplomatici e funzionari di governo. Non vengono mai chiamati alle armi, poiché ritenuti molto importanti all’economia della città.
Un livello 4 è considerato un dio, ce ne sono solo 5 in tutta la città, essi possono avere tutto, sono i più grandi investitori di questa metropoli e così facendo sono anche immuni alla legge, poichè non esistono organi di polizia pubblica, ma solo privata e fidatevi, sono facilmente corruttibili. Solo di un livello 4 al momento si conosce l’identità, ma questa è un’altra storia.
Ora vi starete chiedendo che livello io sia. Io, cari seguaci, non ho un livello, faccio parte di un gruppo chiamato: “Offgrid”. Noi non esistiamo davanti gli occhi dello stato, ci muoviamo nell’ombra, nessuno sa dove trovarci ma non preoccupatevi, se proverete a cercarci, vi contatteremo prima noi, statene certi.